Di AI si parla abbondantemente, e ugualmente abbondanti sono le definizioni con cui si vuole descrivere questa disciplina. In termini sintetici, si potrebbe dire che con l’AI si cerca di far sì che i computer riescano a fare cose che la mente umana può fare. Alcune di queste, come forme più o meno sofisticate di ragionamento, sono normalmente considerate come appartenenti al campo dell’intelligenza, mentre altre, per esempio la visione artificiale, non lo sono in senso stretto. In ogni caso vi è il coinvolgimento di skill psicologiche, quali percezione, associazione, predizione, pianificazione, controllo del movimento, che permettono a esseri umani e animali di raggiungere i propri obiettivi, qualsiasi essi siano.
Tra le molte possibili definizioni di Cognitive Computing, una è particolarmente emblematica, non foss’altro per la sua genericità che poco apporta come contenuto informativo: utilizzo di modelli computerizzati per simulare i processi mentali dell’uomo in situazioni complesse in cui le risposte possono essere ambigue o incerte. Si aggiunge anche che questa disciplina si sovrappone al’Intelligenza Artificiale e implica l’impiego di molte delle sue tecnologie di base, con citazione, a nostro avviso non corretta e comunque fuorviante, di sistemi esperti, reti neurali, robotica e realtà virtuale. Definire con precisione cosa si intende per Cognitive Computing non è in effetti facile, anche se in molti testi si parla di branch dell’Intelligenza Artificiale sviluppata per ottenere processi cognitivi assimilabili a quelli degli umani, per supportarne le attività di lavoro e le decisioni.
Sintetizzati i principi base su cui si fondano le due discipline, quali sono le differenze?
Si potrebbe anche dire che il Cognitive Computing “tenta” di replicare il modo con cui un umano risolverebbe un problema, differentemente dall’Intelligenza Artificiale che, sempre per risolvere un problema, persegue l’individuazione di nuove strade che possono potenzialmente essere migliori di quelle che un uomo avrebbe scelto, e questo senza imitazione alcuna del ragionamento umano, ma affidandosi al miglior algoritmo possibile.